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Fumo di Londra

Fissavo da più di dieci minuti quei movimenti così dolcemente scanditi dalle sue dita. Una pelle candida, mani delicate con dita affusolate e uno smalto leggero, facevano dolcemente roteare una sigaretta accesa tra indice e medio della mano destra. Davanti a se un posacenere con 5 mozziconi spenti, un bicchiere di vino e un porta sigarette in argento con il quale giocava distrattamente quasi fosse un gatto con un uccellino. Gli occhi fissavano intensamente il bicchiere, che al pari delle sigarette, non era stato mai avvicinato alle labbra. La figura della donna così elegante, quasi stonava nell’atmosfera del pub, ma la misteriosa figura, nonostante fosse seduta nel bel mezzo della sala, era riuscita perfettamente a mimetizzarsi. Tracannai quel poco di scotch che avevo nel bicchiere e dopo aver chiesto il bis a Rosy, mi avvicinai a grandi passi verso la donna. << Saranno dieci minuti che la osservo e ancora non l’ho vista metterla in bocca>> dissi, facendo un cenno verso la sigaretta accesa, subito dopo aver ricevuto uno sguardo a metà tra l’interrogativo e lo sconvolto per il volgare doppio senso.
<< In realtà mi piace solo tenerle in mano>> rispose con voce dolce ma con un lampo di furbizia nello sguardo.
Colto alla sprovvista da quella degna risposta alla mia sfacciataggine, estrassi un sigaro e me lo feci accendere mentre mi accomodavo allo stesso tavolo.
<< Se devo essere sincero in effetti le dona molto>>
Il viso era molto regolare con lineamenti dolci, brevi accenni di trucco su di una pelle che sembrava quasi porcellana. I capelli neri erano acconciati in un modaiolo, ma piuttosto sobrio caschetto. Gli abiti eleganti, ma pur sempre pratici, tradivano la sua provenienza. Lunghi pantaloni neri gessati, una camicetta bianca di seta in pandane con un foulard sistemato come una cravatta e una lunga giacca grigia.
<< Lei è una New Yorkese!>>
<< lo ha dedotto dal mio modo strampalato modo di fumare, oppure con il lungo e inappropriato sguardo indagatore che mi ha appena rivolto?>>
<< Mi perdoni non volevo essere maleducato, lasci che mi presenti, James Mud, sono un giornalista>>
<< Nome appropriato per chi rimesta nel torbido, Cathrina Salge, molto piacere>>
<< Qual buon vento la porta a Neverland, Ms. Salge? Non credo per l’ottima birra o per il dolce sorriso di Rose!>> dissi in direzione di Rose MacIntyre, la prosperosa rossa che gestiva il Pub!
– Maledetto adulatore di un irlandese non sperare di portarmi a letto tanto facilmente! – sentì che mi apostrofava Rose.
<< Sto aspettando mio marito. Dato l’orario però ritengo improbabile che si faccia vivo molto presto.>>
Nonostante l’atteggiamento risoluto avuto fino a quel momento, colsi nell’ultima frase una nota di malinconia.
<< Sarei ben felice di farle compagnia nell’attesa, sempre se lo gradisce.>>
<< Devo avvertirla Mr Mud, che purtroppo non posseggo ne storie interessanti, ne fango sufficiente sulle mie scarpe da poterci tirare fuori articoli degni di essere letti.>>
<< Sono sempre stato un forte sostenitore che qualunque storia sia interessante da raccontare se messa nei giusti termini, devo pur tuttavia deluderla. Non scrivo più articoli, adesso la mia occupazione è cambiata.>>
<< Sarebbe?>>
<< Le persone, Ms. Salge. Adesso mi interessano le persone e non più i fatti.>>
<< Dubito allora di poterle essere d’aiuto Mr Mud>>
<< James, mi chiami James la prego.>> alternavo boccate di sigaro a sorsate di Scotch e continuavo a guardare le dolci dita giocherellare con il fondo della sigaretta.
<< Si potrebbe capire molto di una persona dal modo in cui fuma sa?!>>
<< Così come dal modo in cui mangia o fa all’amore! E lei James, come lo fa?>>
Quasi mi strozzai con il sorso di alcool che stavo ingerendo, perentoriamente tossito fuori fino a farmi vergognare. Non so dire se il rossore che senti avvampare fino alle orecchie, rumoroso e intenso nel suo pulsare silenzioso, fosse dovuto alla domanda, allo scampato soffocamento o allo sguardo intenso e contornato da una risata dolce e pudica, decisamente a contrasto con l’idea che mi ero fatto della donna, che Ms. Salge mi stava rivolgendo.
<< Come prego?>> chiesi dopo essermi ricomposto.
<< Mi chiedevo come fosse solito fumare, Mr Mud… James>>
<< Ah, oh beh, credo che dipenda da ciò che fumo, se un sigaro o la pipa, ma direi che amo gustare lentamente ciò che mi uccide>>
<< Si può dire che anche questo sia un punto di vista. Cosa la porta da queste parti invece, mi racconti?>>
<< Come dicevo prima, le persone. Sto cercando disperatamente di scrivere un libro e pagherei oro per trovare il soggetto adatto, sono per così dire, un autore in cerca di personaggi.>>
A quelle parole la donna si destò tutta e quasi fosse un gatto che chiede attenzioni, si sporse sulla sedia per venirmi vicino facendo scivolare il filo di perle fino all’attaccatura del seno.
<< Sarebbe bellissimo se qualcuno scrivesse di me, ma…>> si interruppe ritraendosi dopo aver incrociato la direzione del mio sguardo << Ma vorrei comunque essere descritta diversamente>>
<< Perché cosa c’è che non va in lei?>> bofonchiai, cercando di nascondere la vergogna per essere stato scoperto.
<< Non ho avventure avvincenti nel mio passato e purtroppo il mio futuro sembra essere legato ad un uomo che ha deciso di farmi aspettare.>>
<< Di cosa si occupa?>>
<< Mio marito è un banchiere>>
<< No no, intendevo lei. Di cosa si occupa?>>
Parve colpita dalla domanda forse più per il fatto che dessi per scontata una qualche forma di indipendenza da parte sua, piuttosto che per l’interesse che mostravo nei suoi confronti. Il suo viso si illuminò rivelando due grandi occhi e un’espressione di tenera curiosità.
<< Disegno abiti>>
La sua postura era diversa ora, la sua voce più dolce e piena di entusiasmo, gli occhi che fissavano un orizzonte immaginario mentre parlava, quasi che le sue parole proiettassero un immagine del passato e se mi fossi concentrato solo sul movimento delle sue mani avrei potuto quasi toccare gli abiti che descriveva con tanta cura e minuziosità di particolari. Parlò quasi per un’ora e mezzo senza mai fermarsi e quando ebbe finito un leggero sorriso affiorava sul suo volto. Era uscita la vera Cathrina. La dolce fanciulla scappata dalla campagna per seguire il suo sogno di stilista e rimasta incastrata in un matrimonio, con un uomo che forse poteva essere un buon partito ma che ora la portava a domandarsi e se invece. La guardavo mentre parlava e inevitabilmente pensavo a Megan. La mia dolce piccola Megan. Avevano lo stesso innocente sorriso e mi mancava terribilmente.
<< Perché non parla a suo marito, perché non gli dice che vuole tornare a disegnare abiti?>>
<< Questi non sono affari che la riguardano!>> la dolcezza era svanita tutta in un colpo solo!
<< Mi sono spinto oltre avete ragione. Scusate se vi ho importunata, tornerò al mio posto ora e vi lascerò ai vostri pensieri.>>
<< James aspettate>> mi prese la mano tra le sue << è tutto così strano, non avevo mai detto queste cose a nessuno prima di voi. È stato bello parlare ma non credo che mi faccia bene. Vedete io so bene che mio marito non arriverà, ma io debbo aspettarlo, così come so di non poter più disegnare abiti.>>
<< Questo è il vostro sogno, viviamo in un tempo in cui ci viene imposto di seguire i nostri desideri. Non possiamo e non dobbiamo permettere che la normalità prevalga sui nostri spiriti. Noi siamo rivoluzionari, guerrieri senza tempo, lanciatisi alla deriva nell’ignoto.>>
<<Sta parlando a me o a se stesso? Lei, ad esempio, cosa vuole in questo momento?>>
<< Un bacio, un bicchiere di Scotch e fumare al suo posto quella dannata sigaretta che tiene in mano!>>
Mi guardava con quei suoi occhi profondi e rideva. Alzò la mano verso Rose, ordinò un bicchiere di ciò che stavo consumando e porgendomelo disse << Mi trovo ad un bivio enorme, Mr Mud. Potrei decidere di salire in camera con lei, chiudere la porta e vedere cosa succede, oppure decidermi a fumare questa dannata sigaretta, finire il mio vino e uscire da quella porta per raggiungere mio marito ovunque si trovi>>
<< Sinceramente Cathrina vorrei che facesse quello che desidera veramente!>>
Mi guardò, si alzò lentamente, mi regalò un dolce bacio sulla tempia e mi sussurrò di andare di sopra.
Mi svegliai un’ora dopo completamente solo, così come ero salito. Mi vestì e scesi. Dopo essermi seduto al mio solito tavolo, Rose mi porse un biglietto << è di quella donna con cui parlavi prima, l’americana>>
<< Che fine ha fatto?>>
<< Dopo che sei salito, mi ha chiesto di consegnarti questo ed è andata via>>
Il biglietto, scritto in una bellissima grafia, conteneva una sigaretta nuova e recitava:
“Io non ho mai imparato a fumare, ma ero piuttosto brava a disegnare. Io farò ciò che ho voglia di fare, lei per favore fumi questa per me.”
Non la vidi mai più, ma conservo ancora quella sigaretta.

Fumo di Londraultima modifica: 2019-07-19T15:54:55+02:00da
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